CURCUMA E DEPRESSIONE

CURCUMA E DEPRESSIONE

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CURCUMA E DEPRESSIONE

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Fra poco possiederai informazioni che potranno veramente cambiarti la vita. La curcuma viene usata da migliaia di anni come condimento, senza particolari reazioni avverse. La FDA (Food and Drug Administration), l’ente di controllo americano ha classificato la curcuma come sostanza GRAS (General Recognition And Safety), ovvero “Generalmente Riconosciuta Sicura”,anche a dosaggi elevati.
Come sempre avviene per tutti i rimedi naturali l’effetto non è mai dovuto ad un singolo principio attivo, ma dall’azione sinergica di moltissimi componenti che si potenziano reciprocamente.

Anche per la curcuma vale la stessa regola, infatti in essa finora sono stati ritrovati almeno 235 principi attivi, ai quali sono attribuite oltre 300 proprietà terapeutiche .

Su uno di questi però, i ricercatori si sono concentrati: la curcumina che è il componente biologicamente attivo più importante della curcuma longa o turmeric. La curcumina ha un numero di bersagli molecolari senza precedenti, tali da giustificare le sue innumerevoli proprietà. Ne indico solo due spiegandone brevemente il significato: la telomerasi “enzima dell’immortalità”,(estremamente interessante per gli scienziati che studiano fenomeni come il processo d’invecchiamento e patologie come i tumori), glutatione S-transferasi (uno dei più importanti enzimi antiossidanti del nostro corpo).

I curcuminoidi a differenza di molti altri antiossidanti, sono in grado sia di prevenire la formazione di radicali liberi, sia di neutralizzare i radicali liberi già presenti.

La curcuma nota nel mondo con il nome di turmeric, è uno degli antiossidanti più potenti in assoluto tra quelli conosciuti, infatti è superiore alla vitamina C, alla vitamina E e al Beta carotene, nel proteggere i DNA dalla perossidazione lipidica ( 85% contro 50% e 57%.

Uno studio clinico randomizzato e controllato, recentemente condotto presso il Government Medical College in Bhavnagar, Gujarat, India , su pazienti con diagnosi di depressione maggiore, confrontando curcuma e fluoxetina, ha evidenziato due risultati molto importanti:

gli effetti della curcumina sono paragonabili in tutto a quelli della fluoxetina,
non si sono manifestati gli effetti collaterali tipici del farmaco che sono “ideazione suicidaria o altri disturbi psicotici,” effetti collaterali spaventosi, chiaramente assenti con l’uso di curcuma, senza considerare tutti gli altri benefici che apporta all’organismo .
I ricercatori hanno utilizzato la scala di Hamilton per misurare i risultati. Questa scala identifica la gravità della depressione valutando: stato dell’umore, ansia, sensi di colpa, ideazione suicidaria, insonnia, agitazione o ritardo motorio, perdita di peso, e altri sintomi corporei.

E’ importante specificare che tali risultati sono stati ottenuti con l’impiego di un estratto di curcuma standardizzato, costituito da curcuminoidi e oli essenziali naturalmente presenti nella curcuma, caratterizzato da un altissimo grado di assorbimento del principio attivo, e da un mantenimento prolungato dei livelli nel sangue.

Per quanto riguarda gli effetti collaterali dei farmaci antidepressivi, sono stati pubblicati in 12 paesi almeno 119 studi , oltre a 99 avvisi delle agenzie di controllo dei farmaci di 10 paesi più l’ Unione Europea , che sottolineano come gli antidepressivi provochino una lunga serie di effetti collaterali indesiderati.

Allo stato attuale delle conoscenze, la depressione sarebbe provocata dalla concomitanza di due processi:

il blocco della neurogenesi, cioè della capacità di rigenerare nuove cellule in una particolare area del cervello: l’ippocampo e la corteccia prefrontale. Lo stress tra altri effetti, ha anche quello di bloccare l’espressione di molecole neurotrofiche, come la neurotrofina BDNF, (che infatti risulta ridotta in soggetti depressi) che ha anche un effetto sulla formazione e sul funzionamento delle sinapsi, che sono gli interruttori del cervello.
l’aumento nel sangue degli ormoni glucocorticoidi (di cui il cortisolo è il principale rappresentante) come conseguenza dello stress, sia fisico che emotivo. Interferiscono con la produzione di sostanze messaggere come la serotonina, la noradrenalina e la dopamina.
Le conseguenze più importanti dell’effetto della curcumina sono quelle di inibizione dell’attività del “fattore di trascrizione“, che è il principale regolatore del processo infiammatorio che attiva tutta una serie mediatori dell’infiammazione.

Gli scienziati ritengono che questi meccanismi anti-infiammatori contribuiscano all’attività antidepressiva della curcuma. L‘attività anti-infiammatoria della curcuma che è alla base di una serie di altri benefici per la salute che vanno ben oltre l’impatto antidepressivo di curcumina.

Per completare il quadro è importante dire che nella radice polverizzata, la curcumina è rappresenta solamente il 3-4% del peso totale, e che é poco solubile in acqua, e dunque va assunta in dosi più alte o in combinazione con sostanze che ne favoriscono la solubilizzazione come il fosfolipide fosfatidil-colina contenuto nella lecitina o il pepe nero che contiene la piperina, che ne fa aumentare l’assorbimento. La co-somministrazione di curcumina con piperina può rivelarsi un approccio antidepressivo naturale utile e potente per la gestione della depressione.

AVVERTENZE E CONTROINDICAZIONI

Ai dosaggi normalmente consigliati (400-500 milligrammi da una a tre volte al giorno), la curcuma non provoca in genere effetti indesiderati. Evitare di consumarla in gravidanza e durante l’allattamento. Gli effetti indesiderati più comuni riguardano la comparsa di disturbi gastro-intestinali, quali nausea e diarrea. E ‘meglio non usarla in caso di problemi alla cistifellea, o processi ostruttivi a carico delle vie biliari in genere. Sono possibili interferenze con farmaci ipoglicemizzanti. E’ sconsigliata a chi soffre di ulcera, gastrite e reflusso gastroesofageo. Non va usata prima di un intervento chirurgico perché aumenta la fluidità del sangue e potrebbe quindi causare emorragie. Poiché inibisce l’aggregazione piastrinica in vitro, è sconsigliata ai pazienti in cura con antiaggreganti piastrinici , eparine ed anticoagulanti orali.

FONTE DOTT. ALBERTO PEDRAZZO

 

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